Prodotti tipici

Con il pane insaporito dall'immancabile olio extra vergine d'oliva e rinfrescato dai pomodorini si prepara, ad esempio, la bruschetta, il pancotto, la caponata. C'è la storia di questa terra che inizia a parlare e racconta delle invenzioni culinarie, a volte dettate dalla ristrettezza di mezzi che hanno permesso combinazioni tra cibi montanari e marini o lacustri, delle molte popolazioni che nel Gargano sostarono e che ne contaminarono le tradizioni alimentari.
La minestra d’anguilla è una pietanza tipica di Lesina,
poco nota, eppure molto apprezzata dai buongustai, ed è giunta ai giorni nostri, grazie ad una lenta opera di riscoperta di antiche specialità e ricette tradizionali locali.
Innanzitutto occorre pulire, sviscerare e tagliare a pezzi le anguille. Poi bisogna preparare una salsa di pomodoro fresco, cuocerla, aggiustando di sale e peperoncino: in un secondo momento, aggiungere le anguille e far insaporire abbondantemente. A parte, invece, scottare la verdura, scolarla bene e versarla nella casseruola con il sugo e le anguille. Portare a termine la cottura e successivamente impiattare con fette di pane.
Un altro prodotto tipico Lesinese è lo Scapece di anguilla di Lesina.
Etimologicamente deriva dal latino Escha Apicii, e cioe salsa di Apicio, autore del De coquinaria, il piu antico manuale di gastronomia, per fare in modo che pisces fricti diu durent (per conservare pesci fritti) consiglia: eodem momento, quo friguntur et levantur, ab aceto calido, perfunduntur (nello stesso momento in cui escono dall’olio cospargili di aceto caldo)
Dell’Imperatore Federico II di Svevia si racconta che ne era talmente ghiotto che difatti se la faceva venir dal Lago Lesina (Resina ut ab eis faciat ascaperiam).
Nel marzo del 1240 in vista del Colloquium generale previsto a Foggia, chiese al cuoco Berardo di preparare askipeciam et gelatinam usando appunto il pesce che proveniva da quel lago.
La scapece di Lesina è una preparazione alimentarea base di anguille arrostite o fritte conservate in olio d’oliva.E’ preferibile consumare lo scapece dopo alcuni giorni di maturazione.
Le anguille selezionate manualmente, vengono sottoposte a pulitura esterna, eviscerazione e risciacquo. A questo punto sono pronte per essere cucinate in due modi differenti:
1) vengono tagliate in pezzi di 6-8 cm, infarinate e fritte in olio bollente, condite con menta e aglio e quindi conservate con olio extra vergine di oliva e aceto in vasetti di vetro.
2) vengono arrostite intere, quindi tagliate in pezzi di 6-8 cm, condite con menta e aglio e quindi conservate con olio extra vergine di oliva e aceto in vasetti di vetro.
Ancora un altro prodotto tipico che cresce sulle sponde del lago di Lesina è la Salicornia (Salicornia europea).
Per la sua vaga somiglianza con il turione dell’asparago pungente o asparagina (Asparagus acutifolius) è nota comunemente anche come asparago di mare o asparagina. Il nome salicornia deriverebbe dal francese salicorne e sarebbe frutto dell’unione di due termini: il primo, salicor, nell’arabo medievale starebbe ad indicare il nome di una pianta (probabilmente la stessa Salicornia europea), il secondo, invece, corne (lett. “corno”), alluderebbe alla forma cornuta delle infiorescenze della specie vegetale in questione.Nei dialetti pugliesi, invece, è nota con termini tra i più disparati: savezudde, salsodda, salissia, sanzariello o come lo chiamiamo noi a Lesina "savzarill".
Fin da un passato molto antico le principali alofite mediterranee venivano sfruttate sia per le proprietà terapeutico-alimentari (essendo molto ricche di vitamina C, erano le predilette dai navigatori che prevenivano così il rischio di contrarre lo scorbuto) e sia per la produzione di soda previa incinerazione delle foglie (adoperata oltre che per la produzione del sapone anche per la lavorazione del vetro). In Puglia la tradizione del consumo alimentare di salicornia è diffusa soprattutto lungo la costa adriatica tra i laghi di Lesina e Varano non a caso, infatti, la ricetta della “salicornia sott’olio” è stata di recente valorizzata dalla Regione inserendola nell' “Atlante dei prodotti tipici agroalimentari di Puglia”. Per questa preparazione, le popolazione Lesinese si servono dei fusticini teneri (quelli più vecchi sono troppo fibrosi!) e carnosi di colore verde glauco sfumato di rosso che crescono in primavera (la raccolta avviene tradizionalmente tra maggio e giugno) lungo i litorali salmastri, come dimenticare lo spettacolo dei salicornieti bassi e fittissimi come verdi tappeti persiani distesi in riva al lago di Lesina.Gli steli carnosi vengono lavati e bolliti in una soluzione di acqua e aceto per circa 45 minuti. Dopo averli fatti raffreddare vengono sfilacciati eliminando così la parte residua più lignificata e si dispongono in vasetti di vetro con olio extravergine di oliva e, in aggiunta, aglio e menta. Come nel caso del finocchio di mare (Crithmummaritimum), oltre che sott’olio viene conservata anche sott’aceto. In entrambi i casi, la salicornia, dal sapore acidulo e leggermente amarognolo, serve di accompagnamento (sola o insieme ad altre erbe spontanee) a frittate, zuppe, salse e insalate miste. Può, inoltre, essere impiegata per preparare salse e condire primi o secondi piatti a base di pesce. Impariamo dunque a conoscere e a riscoprire questa piantaalofita ricca di carbonati alcalini (e quindi diuretica) oltre che di potassio, magnesio e iodio.